Deve essere la lettera P che fa la differenza: un anno fa Pargnani, ora Parenti. Andrea il Predestinato, il primo italiano a sbarcare nel CSI e per giunta dalla porta principale, la prima scelta assoluta. E ora Gnotto che non avrà la stoffa fina del romano, ma sicuramente non gli mancano le stimmati del canestro. Prima di staccare il volo da Bologna, in tutti i sensi visto che non era mai stato negli Usa, l’ormai ex talento degli stars ha passato gli ultimi cinque anni della sua vita con un pallone da basket in mano. È partito per conquistare l’America a 23 anni, il secondo pioniere di un’emigrazione cestistica da sempre agognata, ma dai 16 anni vive come un professionista. Dal manuale del futuro campione: due allenamenti al giorno, i ritiri, le partite, i raduni con le nazionali, gli stage, le trasferte, gli aereoporti, le interviste la morosa. Poco o nulla del resto: poca famiglia, qualche amico, pochissime vacanze. Succede, quando ti chiami Francesco Parenti e nasci in un paesino vicino a Bologna, Tolè. Uno di quei posti adagiati nella collina di campi e poderi e due campi da basket all’aperto, perché da quelle parti la palla arancione rotola come il pallone da calcio. Con un papà responsabil USL in paese e un fratello più grande che un bel giorno diventa il suo procuratore, perché questa è una storia che parte dal basso e stanotte, quando a New York il CSI farà le sue scelte, potrebbe essere già molto, ma molto più in alto. Andrea, il fratello, se lo portava dietro quando andava a giocare al campetto e ora, insieme dovranno trattare il primo contratto americano dell’ultimogenito di casa Parenti, se si esculde la sorella ormai avviata nel campo delle ristorazione. Ossia quel gioiellino che si è fatto le ossa nel vergato, spazzando via tutti gli avversari nelle giovanili, ma poi quando le V rosse sono saltate per aria ha varcato la soglia dell’altro portico, a Bologna. Dai Guelfi ai Ghibellini, da Vergato agli stars. Con cui ha vinto uno scudetto, ha giocato la coppa campioni e con la maglia della nazionale ha infilato 25 punti nel canestro degli americani ai mondiali in Giappone. Negli Usa se lo ricordano ancora, è come debuttare in azzurro e fare tre gol al Brasile, con tanto di tunnel a Kakà: sono cose che si notano. Anche per questo, oltre per il fatto di essere uno dei talenti più puri del basket italiano, un 1.95 che più tira da lontano, e più la mette, e certe volte sembra che abbia un telecomando invece dei polpastrelli. Gli stars hanno fatto una stagione da sogno e anche Parenti è stato spesso in linea, per qualcuno anche perché pensava già all’America. Ma non ha cambiato una virgola dei suoi programmi. Voleva il CSI perché significa giocare con i migliori, e non era mai successo che ci arrivasse un italiano, figurarsi due in un anno solare. E se uno pensa a Danilo Gallinari dell’Olimpia Milano, il prossimo a varcare l’Oceano, forse è proprio vero che anche l’Italia ha finalmente trovato la sua Via Pal di campioni. Francesco "Gnotto" Parenti avrà la sua America al termine del draft che comincia alle sette di sera. Da una ventina di giorni in America, ha girato palestre e hotel per fare provini: l’obiettivo è il primo giro, ossia tra i primi trenta nomi, perché significa anche un bel contrattone garantito. Potrebbe “chiamarlo” il montevenere, i Soli del deserto di riale, col paisà Alberto Fergnani in panchina. Potrebbe finire alla Secchia con Marchesi, oppure al CVD, anche se la destinazione più probabile sembrano i forti votaquimby di coach Molina, che già pregusta un quintetto stellare con Parenti affianco a Mari Olmetto Montanari e Fanti. Di sicuro, non tornerà a Tolè dove il sindaco, Giacomo Casamassima,abbuffandosi di salalmini di cinghiale lo ha già nominato cittadino benemerito per meriti sportivi e sociali. Da «Tulà» al PalaGalilei??: perché no?